appunti di lettura

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❌ Spoiler ❌ Il Manoscritto ~

Eccoci qui con l’ultima pagina di un giallo rompicapo e ….. con una domanda Chi è il vincitore???!!!

Ehhh sì! Thilliez ci aveva avvertito… « se siete stati attenti alla lettura troverete per forza la risposta alla domanda che vi farete »!

Il primo vero indizio lo spiattella subito nella frase che si trova all’inizio dell’inizio del Prologo… vi ricorda qualcosa?

Tutto il romanzo è costellato di indizi che fanno pensare al doppio, ma il Lettore viene sviato dai Palindromi sottolineati… la famosa misdirection!

L’enigma più importante che il Lettore deve tenere a mente è sicuramente la decifrazione della lettera di Delpierre, perché è quella che lo aiuterà a risolvere l’enigma finale!

Un modo molto ingegnoso per confondere le acque è stato quello di far scrivere a Léane lo stesso thriller che sta vivendo lei, ( la matrioska di storie ) tanto che il confine tra fantasia e realtà sfuma e lascia ancora più disorientato il Lettore… è Léane che è vera ed il figlio J.L. Traskman in realtà non esiste… oppure è tutta fantasia… ?

Ci stiamo avvicinando al gran finale e la confessione del Gemello di Jullian lascia presagire il peggio… in più Léane stessa ci suggerisce un finale tragico…

Ma noi abbiamo seguito le istruzioni e preso il patentino da Investigatore? e la soluzione È LÉANE !

Questo Thriller machiavellico mi ha appassionato e coinvolto ed ogni volta penso di essermi lasciata sfuggire qualche altro enigma…

╰☆Il Venerdì con Joyce ☆╮7

Settimo Episodio dell’Ulisse di Joyce : Eolo

Settimo Episodio – Eolo –
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Buon giorno Readers !!

La settimana scorsa abbiamo lasciato Leopold Bloom, mesto e pensieroso, al funerale dell’amico Paddy Dignam.

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Ci siamo ormai abituati al ritmo dei pensieri di Bloom, agli incastri narrativi che fraseggiano le varie vicende, colorandole di mille sfumature e densità.

Ora il registro cambia.

Stiamo leggendo l’Ulisse e sappiamo tutti quanto si è divertito Joyce a disseminare trappole ed indovinelli.

Siamo consapevoli che l’Ulisse sia poco Reader Friendly, tanto che la maggioranza ha solo millantato la lettura di questo Capolavoro Post- modernista.

Per cui siamo pronti a ribaltare le regole lineari e fluide della nostra percezione letteraria, per dare libero accesso ad un nuovo universo di parole; anarchiche, invadenti.

Il Giornale

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Dalle H 12 alle H 13

Redazioni del Freeman’s Journal ( la testata per la quale Mr. Bloom lavora ) e Evening Telegraph, vicino alla colonna di Nelson, nel centro della città subito a nord del Liffey

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Personaggi: Bloom, Stephen, Ned Lambert, J.J.O’Molloy, Simon Dedalus, il direttore Myles Crawford e il giornalista Lenehan.

L’intero episodio è scandito da divertenti titoli che parodiano quelli dei giornali.

La trama è ritmata dalla successione di sessantatré brevi articoli di giornale introdotti da altrettanti titoli, ai quali si intreccia una fittissima rete di dialoghi.

L’ars rethorica, con espliciti richiami all’oratoria civile e politica, viene percorsa in tutte le sue declinazioni possibili.

Freeman’s Journal

Joyce dà fondo al dizionario della lingua inglese, per non accontentarsi mai e creare lemmi dal suono gutturale, echi di un sottobosco sociale.

È CON PROFONDO RAMMARICO CHE ANNUNCIAMO LA SCOMPARSA DI UN EMINENTE CITTADINO DUBLINESE

C’è anche Hynes: resoconto del funerale probabilmente. Tonfi, cupi tonfi. Stamattina i resti mortali del defunto Patrick Dignam. Macchine. Ti riducono in briciole un uomo se lo afferrano. Oggi governano il mondo. Anche i suoi macchinari lavorano a tutta forza. E quel vecchio sorcio grigio che spingeva per entrare.

Bloom si reca al giornale per piazzare un annuncio di Alexander Keyes, per cui ha in mente di realizzare un disegno con due chiavi incrociate.

Nello stesso momento anche Stephen Dedalus deve mantenere la promessa fatta al Preside Mr Deasy e fargli pubblicare la lettera sull’afta epizootica.

Ma i due si incrociano ancora una volta, senza parlarsi.

Dublino

Battiti e dibattiti

I vari personaggi danno vita, in questo settimo episodio dell’Ulisse, ad un ironico e scanzonato dibattito su personaggi e fatti molto nazional-popolari. Very Very Irish.

Senza dimenticarsi di fare qualche escursione filosofica in altri lidi…

[…] Pensiamo a Roma, imperiale, imperiosa,imperativa.

Tese le braccia elocutorie fuor dai polsini macchiatie sfilacciati, con una pausa:

– Cos’era la sua civiltà? Vasta, lo concedo: ma volgare. Cloacae: fogne.

I Giudei nel deserto ed in cima alle montagne dissero: Qui star conviene. Eleviamo un altare a Gehova. Il romano, come l’inglese che ne segue le orme, portò a ogni nuovo lido su cui mise piede( sul nostro lido non ce lo mise mai ) solo la sua ossessione cloacale.Si guardò intorno avvolto nella sua toga e disse : Qui star conviene. Costruiamo un Watercloset.

Questo settimo episodio, intitolato ad Eolo, cita filosofi e personaggi storici, letterati e sensitive, accostando sacro e profano con la leggerezza della provocazione, sfrastornando ed incantando il lettore.

Eolo: breeze, breath of fresh air, storm, hurricane, puff… il vento, in tutte le sue possibile forme, diventa protagonista del capitolo, spazzando e disarticolando il canovaccio retorico. E’ il vento a far sbattere le porte, a creare correnti d’aria improvvise, a portare con sé rumori casuali: urla di strilloni, fruscio di veline, frastuono delle rotative in funzione…

Il Dio del Vento è impersonato dal direttore del giornale, regista e maestro nel dare vento ad ogni notizia.

Una piccola briciola di mistero…

“Voglio che lei scriva qualcosa per me, disse. Qualcosa che abbia del mordente…Dia loro qualcosa che abbia del mordente. Ci metta tutti noi dentro, e al diavolo. Padre, Figlio e Spirito Santo e Jakes M’Carthy.”

Eolo il direttore del Giornale Myles Crawford

Sembrano molto esplicite queste parole e non sono pochi che le considerano autoreferenziali.

Altre briciole sono state disseminate ed il cammino diventa sempre più intrigante…

Vi aspetto la prossima settimana con un succulento pranzo in compagnia di Leopold Bloom

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#divertirsiconjoyce si può !!

╰☆Il Venerdì con Joyce ☆╮3

Terzo Episodio dell’Ulisse – Stephen Dedalus ed il Flusso di Coscienza

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Buongiorno Readers!

Eccoci al primo vero monologo interiore, al stream of consciousness, consistente nella libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi.

In compagnia dei Pensieri solipsistici di Stephen Dedalus e del suo intricato Labirinto mentale, attraversiamo la Spiaggia di Sandymount, la spiaggia più larga di Dublino.

Sandymount

Ineluttabile modalità del visibile: almeno questo se non altro, il pensiero attraverso gli occhi. Sono qui per leggere le segnature di tutte le cose, uova di pesce e marame, la marea avanzante, quella scarpa rugginosa

incipit terzo episodio

Stephen Dedalus andando verso la città, passa dalla spiaggia e camminando medita…

Su ciò che non si può evitare, sulla forma, opposta alla sostanza.

La morte della madre, la ricerca del padre, la miseria morale e materiale dell’Irlanda, l’artista ribelle sono i temi più riconoscibili, con un sottofondo ermetico riconducibile ad una ricerca di dialogo personale con Dio.

Stile e Linguaggio

Mentre l’anarchia sintattica dei suoi pensieri mira a depistare il Lettore, gli strati di ricordi e le associazioni mentali, coscienti e subcoscienti, portano a galla tutta la poetica di Joyce.

Il crollo delle strutture narrative tradizionali porta Joyce a ricercare un linguaggio nuovo, sofisticato, come richiede la mente poliedrica di un artista come Stephen Dedalus.

Le parole devono trasmettere immagini, sensazioni, come lampi neurologici e questo si realizza attraverso frasi brevi e discontinue, cambi di scenari temporali e spaziali, un lessico colorato e multilingue.

Il monologo di Stephen Dedalus stravolge la normale percezione di lettura.

Il confine tra realtà e fantasia si annulla e crea quel sottile straniamento che incanta il lettore; non nascondo che la tecnica narrativa risulta ostica al primo impatto, poi, lasciandosi trasportare dal flusso di visioni, più o meno percepite, la corrente vi trascinerà!

Chi è Proteo?

Il mutevole Proteo, simbolo del mimetismo di Joyce

Getto da me quest’ombra finita, ineluttabile umana forma, la richiamo a me. Infinita, sarebbe mia, forma della mia forma? Chi mi vede qui? Chi mai dovechessia leggerà queste parole scritte? Segni in campo bianco.

nella mente di Stephen Dedalus

Proteo è una divinità greca, figlio di Oceano e Teti, con il dono di saper vedere nel futuro e di poter mutare aspetto e forma in ogni momento. Questo mimetismo viene sfruttato da Proteo ogni qualvolta riceve da qualcuno la richiesta di prevedere ciò che dove ancora accadere. Proteo non accettava questo suo talento. Nel quarto libro dell’Odissea di Omero, Menelao narra a Telemaco di come egli sia riuscito con la forza, a farsi predire gli eventi futuri dal Dio Proteo.

Stephen Dedalus si interroga sulla mutevolezza della forma attraverso la Vista, ricordando la concezione Pansofistica del mistico tedesco Jakob Böhme (1575-1624) e l’empirismo aristotelico.

Dietro la figura di Proteo si mimetizza Joyce stesso; Stephen Dedalus rappresenta quella fase esistenziale che vede l’Autore nella sua giovane ribellione artistica. La sua Opera Ritratto dell’artista da giovane ci introduce la figura di Stephen, alter-ego dello stesso scrittore.

La storia Irlandese

Tra le righe del monologo interiore del nostro moderno Telemaco, si trova una riflessione importante sulla storia irlandese.

Viene ricordato Kevin Egan, pseudonimo di Joseph Casey, un ribelle irlandese espatriato e definito “anitra selvatica”, soprannome dato a tutti gli esuli politici irlandesi.

Guardando il Forte Pigeon House, Stephen rivive la prigionia di J. Stephens che, secondo la leggenda, riuscì ad evadere travestito da donna.

Pigeon House

Joyce auspica l’emancipazione dell’Irlanda dal dominio inglese e riesce nell’impresa di produrre il primo Poema epico della sua Nazione.

Voi trovate oscure le mie parole. L’oscurità è nelle nostre anime, non vi pare?

stephen Dedalus
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Vi lascio con un mio personalissimo pensiero…

Leggendo questo episodio si rischia di sentirsi mortificati dai molteplici richiami filosofici, storici, letterari, teologici…

Non lasciatevi schiacciare dalla mole di note e noticine che vi servirebbero per capire tutto! Respirate ed immergetevi nella mente di Stephen, senza se e senza ma, solo così potrete divertirvi!

Qui trovate qualche briciola per continuare il cammino …

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Perchè #divertirsi con Joyce si può !!

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Vi aspetto Venerdì prossimo

╰☆Il Venerdì con Joyce ☆╮2

Buongiorno Readers !!

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Secondo Episodio dell’Ulisse

Eccoci al secondo appuntamento con l’Ulisse di Joyce.

” Parlami,o Musa, dell’uomo versatile e scaltro che andò vagando tanto a lungo, dopo che ebbe distrutto la sacra roccaforte di Troia. Egli vide le città di molti uomini e ne conobbe i costumi: soffrì molte traversie in mare cercando di salvar la sua vita e il ritorno dei compagni. Ma neppure così i compagni li salvò, sebbene lo desiderasse e lo volesse. Morirono per le loro colpe e follie, quegli insensati: ché mangiavano i buoi del sole Iperione. E il dio gli tolse il ritorno”.
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INCIPIT ~Odissea di Omero

Il ritorno è il tema centrale dell’Ulysses

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I nostri personaggi si vivono, si intrecciano, si studiano, mentre la loro giornata trascorre in previsione del Ritorno. 

Il Ritorno è il Leitmotiv di tutta l’opera. Ritorno dal passato, che anima i pensieri dei nostri personaggi; ritorno al presente, a sè stessi, alla contingenza; ritorno a Casa, luogo pregno di tutti gli intrecci che i protagonisti, assieme alla moltitudine di posti, persone, discorsi, pensieri che hanno animato la giornata, sono diretti.

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Dublino, statica e decadente funge da teatro e qui i nostri eroi moderni incastrano pensieri passati con presente e futuro, in un dialogo continuo con la Storia, la Religione e la Filosofia. Leopold Bloom è il nostro Odisseo che con incertezza e gentilezza mostra la fragilità dell’epoca moderna.

James Joyce

Struttura dell’Opera

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La Struttura dell’Opera

La struttura di questa Opera la suggerisce Joyce inviando a Carlo Linati uno schema che fungesse da chiave interpretativa alla ” enorme mole e alla più che enorme complessità del suo romanzo mostruoso”.

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3 PROTAGONISTI ➡️Leopold ~ Stephen~~Molly

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3 SEZIONI ➡️ I ~ II ~ III

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SEZIONE I ➡️ 3 EPISODI ~ Protagonista Stephen .

Telemaco ~ Nestore ~ Proteo 

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SEZIONE II ➡️ 12 EPISODI ~ Protagonista Leopold Bloom .

Calipso, Lotofagi, Ade, Eolo, Lestrigoni, Scilla e Cariddi, Rocce erranti, Sirene, Ciclopi, Nausicaa, Armenti del sole, Circe.

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SEZIONE III ➡️ 3 EPISODI Protagonista Molly.

Eumeo, Itaca, Penelope.

Da notare l’ossessione di Joyce per il numero TRE e per tutti i significati esoterici dei numeri che si susseguono nella mente matematica e massone di Leopold Bloom. Ogni numero ha un proprio significato ed il significato cabalistico ci dona un’ulteriore prospettiva, nella visione già enigmatica di questo Capolavoro.

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Tre Persone comuni alle prese con le vicende quotidiane, prototipi dell’Umanità alla ricerca del senso della vita e della morte, in un fiume di pensieri ed emozioni; la perfetta rappresentazione teatrale dell’Uomo.

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Secondo Episodio

2º EPISODIO della prima sezione. 

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Quando

H 9/10 del mattino.

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Con Chi

Protagonista Stephen Dedalus e Mr. Deasy, Preside della scuola, scozzese, nazionalista, filobritannico e antisemita.

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Dove

Scuola di Dalkey Avenue _ Località sul mare, presso Summerfield.

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Storia

Stephen insegna Storia, che per lui rappresenta un incubo dal quale vorrebbe svegliarsi.

Dalkey teatro del secondo episodio dell’ulisse di Joyce

Mentre in classe le vicende si susseguono, noi lettori abbiamo la possibilità di guardare tutto dal punto di vista delle associazioni mentali di Stephen; il flusso di coscienza, il percorso mentale che segue il nostro protagonista al di là delle contingenze.

” – Pirro, professore? Pireo, un molo.
Tutti risero. Alta inamena malevola risata. Armstrong volse lo sguardo ai compagni, profilo di una stolida gaiezza. Tra un momento rideranno più forte, consci della mia scarsa autorità e delle rette che i loro babbi pagano”.

Stephen dedalus in classe
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Lo Stipendio

Troviamo poi Stephen che riscuote il suo stipendio nello studio di Mr Deasy.

” – Tre e dodici, disse. Credo che troverà che il conto torna”. 

Mr Deasy
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? Il preside chiederà a Stephen un favore che sarà causa di futuri accadimenti:

– A proposito, disse Mr Deasy. Lei può farmi un favore, Mr Dedalus, con qualcuno dei suoi amici letterati. Ho qui una lettera per la stampa…..[…]

Questa lettera, che parla dell’afta epizootica del bestiame, s’intreccia con la corsa di cavalli e con il giornale dove lavora Leopold Bloom come pubblicista.

L’antisemitismo delle comparse dell’Ulisse

? Il dialogo che segue è sicuramente quello che stupisce per intolleranza e parzialità

– Mi stia bene a sentire Mr Dedalus, disse. L’Inghilterra è nelle mani degli ebrei. In tutte le posizioni più in vista: la finanza, la stampa. Ed essi sono il sintomo della decadenza di una nazione. Ovunque si radunino divorano la forza vitale della nazione. L’ho visto venire in questi anni. Come è vero che noi stiamo qua i mercanti ebrei sono già intenti alla loro opera di distruzione. La vecchia Inghilterra sta morendo”.

Mr Deasy

In queste parole, nel secondo episodio, c’è tutta la marea bigotta e antisemita che investirà Leopold Bloom. Per tutta la giornata il nostro protagonista si troverà ad affrontare allusioni, più o meno palesi, sulle sue origini ebraiche intente a mortificare la dignità di Bloom…..come ne uscirà??

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Una risposta stupenda e tra le più rimarchevoli di Stephen Dedalus chiuderà la bocca all’antisemitismo borghese di Mr Deasy:

” – Un mercante, disse Stephen, è uno che compra a poco e rivende a molto, ebreo o gentile che sia, no?”.

Storia Religione Filosofia

Tra queste pagine del Secondo Episodio troviamo la frase più citata di Joyce, pronunciata da Stephen Dedalus mentre dialogava con il Preside della scuola, prototipo del bigotto filisteo razzista:

– Le vie del creatore non sono le nostre vie, disse Mr Deasy. Tutta la storia si muove verso un’unica grande meta, la manifestazione di Dio.
Stephen accennò col pollice alla finestra dicendo :
-— quello è Dio.
Urrà! Ahi! Fiuuuu!
— Che cosa? Chiese Mr Deasy.
— Un urlo per la strada, rispose Stephen, alzando le spalle”.

stephen e mr deasy nel secondo episodio della primasezione dell’ulisse
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Queste briciole di curiosità vi aiuteranno a comprendere un po’ meglio le vicende che seguiranno, rendendo più divertente questo nostro viaggio insieme a Joyce.

Per chi vuole ripercorrere il primo episodio lo trova Qui

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#divertirsi con Joyce si può

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Vi aspetto Venerdì prossimo per continuare il cammino

Racconti di Edgar Allan Poe

Si; è vero! Sono un uomo nervoso, spaventevolmente nervoso; e lo sono sempre stato; ma perchè volete pretendere che io sia pazzo? La malattia ha aguzzato i miei sensi, ma non li ha distrutti, non li ha ottusi. Più di tutti gli altri, avevo finissimo il senso dell’udito. Ho sentito tutte le cose del cielo e della terra. Ne ho sentite molte dell’inferno. E dite che sono pazzo? State attenti! E osservate con quanta precisione e con quale calma vi posso raccontare tutta la storia.

Il cuore rivelatore – edgar allan poe

Sette sono i racconti neri ed uno bizzarro del piccolo Libricino della Abeditore, che hanno fatto leva ed hanno dato inizio ad una settimana di sublime rilettura di tutti i racconti di POE che avevo a disposizione.

Atmosfera e stile narrativo

Animalesche, primordiali ed istintive sono le parole che scauriscono dalla penna essenziale e corrosiva di Poe; creano, come per magia, un Palazzo Fantastico che radica negli strani domini del Pensiero, dove ogni Stanza sussurra la sua Storia….

Il suo è un linguaggio onirico, visionario, il Sogno è la cifra dominante del suo stile; delinea il suo Mondo ribaltando la percezione intuitiva, sfumando le linee rette che la nostra Razionalità ci disegna.

Poe ha attraversanto il ponte tra veglia e sonno, luce e tenebre, riportando oltre il confine del possibile, le immagini impresse nella sua memoria.

La brevità dei suoi Racconti si sposa perfettamente con l’esigenza di creare un legame emotivo, totalizzante e fulmineo , con il Lettore.

Il Climax è crescente, i luoghi sempre più cupi, il vortice di terrore è lucidamente freddo e calcolatore.

Poe scrive e descrive con estrema precisione, senza fronzoli, con l’acutezza dei sensi allertati e ricettivi. Ubriaca il Lettore con la cura del dettaglio, che riesce a rendere credibile l’Impossibile.

Pazzia, luoghi malsani, soprannaturale, l’incubo e la perversione; sono i Paesaggi di Poe, che catturano la mente e rimangono impressi nell’anima del Lettore e qui vi rimarranno.

Personaggi

I Protagonisti dei Racconti di Poe sono soggiogati dalle allucinazioni che la loro mente ha prodotto; veicoli narranti di molecole di Infinito orrore; scardinano il Senso travolgendo il Lettore in un perfetto e ordinato Non-Senso.

https://liviabidoli.myblog.it/2007/07/06/edgar-poe-illustrato/alberto-martini-hopfrog/

Lucido e perspicace, Poe utilizza la voce narrante dei suoi folli personaggi, per condurre il lettore tra i miasmi della Paura; indimenticabili i volti deformati dei suoi Incubi piu visionari; forte e potente la sua Creatività immaginifica ha illuminato orde di Scrittori ed i suoi Protagonisti sono diventati oggetto di una raccolta Mitologica.

Come Henry James trova nei Racconti Neri di Guy de Maupassant un ” concerto di odori “, così in Poe si percepisce l’acuta Solitudine, la perversa Sinfonia del male, resa, con millimetrica sagacia, da tanti piccoli Frame che penetrano, ammorbandolo, il nostro Mondo dell’Immaginazione.

Leggere Poe e guardare il mostro della Paura negli occhi

Se la Letteratura ci aiuta a comprenderre le varie sfumature dell’animo umano, leggendo i Racconti di Poe dobbiamo avere il coraggio di addentrarci nei recessi più bui della nostra mente…



Attraverso il Racconto Poe ci trasporta, con affilata precisione, negli abissi della Coscienza umana.

La domanda è : siamo pronti ad affrontare questo viaggio?

Siamo pronti a sostenere lo spietato sguardo del Male?

… sarò anch’io invaso dai miei pensieri terribili, dalle mie vicende efferate, dai miei personaggi folli e terribili?

Ho spiato le mie azioni.

Ho spesso ascoltato i miei discorsi cercandovi nelle pieghe qualche sintomo maligno.

Sempre con la paura che il vaso delle sventure mi si aprisse sotto i piedi.

dario argento

Ubriaco e lacero vagava per i sobborghi della città, invitato alla Casa Bianca , arrivò in uno stato così miserevole che ne fu cacciato.

Alla fine dei suoi giorni, alcolizzato e disperato, fu lasciato in coma in mezzo alla strada, dove morì di delirium tremens.

Lui che ha tracciato le strade e si è perduto.

Lui che ci ha indicato le vie degli arcani Segreti che sono scritti nel mostro che è in ognuno di noi.

Dario argento

Vi auguro Buon Viaggio Intrepidi Lettori

Leggere Lolita a Teheran – Gatsby baluardo dei sogni disattesi

la verità è uno specchio caduto dalle mani di Dio e andato in frantumi: ogni pezzo restituisce, a chi lo tiene, una parte della verità

mistico iraniano- Rumì

Con Nafisi ci siamo trovati a respirare l’aria secca e calda di Teheran, ci siamo messe a forza un velo, per nascondere i pensieri e abbiamo urlato di rabbia e pianto d’impotenza.

Ma facciamo un passo indietro e guardiamoci intorno…

Teheran è la Capitale dell’Iran, un Paese grande cinque volte e mezza l’Italia. Al centro di tante vie carovaniere: la via della seta, la via delle spezie, la via delle pietre preziose. Vie solcate da mercanti, intellettuali, artisti, uomini di fede.

Tremila anni di storia hanno raffinato l’anima del popolo.

L’Iran è un Paese complesso, profondamente orientale, un Paese senza tempo il cui nome richiama giardini rigogliosi e solitudini desertiche, ma al tempo stesso molto più Occidentale degli Stati a lui vicini.

Ai tempi dello Scià Reza Phlavi, “monarca illuminato“, come aveva l’abitudine di presentarsi, le donne ottennero il diritto di voto, la possibilità di camminare per la strada senza velo, il diritto al divorzio…ma ogni totalitarismo ha un rovescio della medaglia…

E l’Iran nel 1979 cede il posto ad un altro tipo di totalitarismo, quello che si veste di ideologia religiosa e porta in dono un Dogma, dietro al quale trovare rifugio.

Tra le pieghe di questa Rivoluzione, troviamo loro, le Donne dell’Iran, sguardi sfuggenti nella polvere del deserto, anime forti che pretendono la luce.

Per la legge della Repubblica islamica dell’Iran, valgono la metà di un uomo.

Farian Sabahi, editorialista per il Corriere della sera, racconta l’Islam tra le pagine culturali del Sole24Ore e scrive un racconto, “Noi donne di Teheran”, molto femminile, per un Paese troppo maschile.

Farian ci parla del coraggio, dell’orgoglio, delle conquiste delle donne di Teheran e con naturale immediatezza ed ironia, ci svela il significato di ogni loro gesto.

Donne abituate a studiare (già nel 1937 erano ammesse all’università), a protestare e lottare per la loro dignità e libertà.

I problemi di tutti i giorni vanno aggirati; i bambini maschi non si possono portare in piscina, il velo deve essere indossato, lo sci si pratica solo se accompagnate da un famigliare, la mano non può stringere quella di un uomo se non è il marito, ma non importa…la pazienza darà i suoi frutti.

A questo si sono dovute abituare le figlie, le mamme, le nonne che con lo Scià potevano uscire senza velo e mettere i pantaloncini e le minigonne!

https://www.vanillamagazine.it/15-fotografie-mostrano-la-moda-delle-donne-iraniane-prima-della-rivoluzione-del-79/

Lo spirito combattivo e tenace soffia prepotente tra i veli delle iraniane. Robabeh Marashi è una delle prime insegnanti, nel 1891 insegna alle bambine, nella sua abitazione…. vi ricorda qualcuno?

Nafisi ed un futuro che si allontana

Questo è il mondo in cui si muove Nafisi, questa la città dove ha protestato assieme a migliaia di giovani universitari, per queste strade camminano le ragazze del corso ribelle di Azar, qui ed ora ci troviamo noi lettrici coinvolte ed appassionate, del gruppo #ateheranconnafisi


In questo secondo Capitolo di Leggere Lolita a Teheran, l’Autrice ci catapulta, facendoci trattenere il respiro, negli anni Settanta, quando tutto il mondo da lei conosciuto, decise di sgretolarsi fra le dita.

Ci aspettavamo il salotto delle libertà e dei colori, invece ci troviamo in quegli anni ..in cui ci sentivamo tutti rivoluzionari – studenti iraniani, come quelli americani ed europei.

Negli Stati Uniti i nostri «Morte a questo» o «Morte a quello» erano simbolici, quasi astratti, e li ripetevamo con tanta più virulenza quanto più sapevamo che tali sarebbero rimasti. Nella Teheran del 1979, invece, quegli stessi slogan si trasformavano in realtà con macabra, spietata precisione.

azar nafisi

La Rivoluzione Islamica ha cominciato a demolire le fondamenta di un popolo antico e sapiente, ma assolutamente impreparato alla cecità di un Regime totalitario religioso.

Accenni di una Storia mai conclusa da un Articolo di Internazionale del 13 Febbraio 2019

Nei mesi successivi alla rivoluzione, Khomeini e i suoi sostenitori più agguerriti, soprannominati “barbuti”, presero decisioni che spinsero il paese su una strada terribile. Oggi l’Iran è meno religioso di quanto i mullah vorrebbero, meno prospero di quanto dovrebbe e meno collegato al mondo della maggior parte dei paesi.

La popolazione ha perso da tempo il suo zelo rivoluzionario. Si calcola che più di 150mila iraniani istruiti lascino il paese ogni anno, una delle fughe di cervelli più consistente di tutto il mondo. I giovani iraniani frequentano le moschee meno assiduamente di quanto facessero i loro genitori. “Le persone ridono delle assurdità che gli dicono i mullah”, spiega Darioush Bayandor, un ex diplomatico iraniano.

Eppure il regime si comporta come se la rivoluzione ci fosse stata ieri. L’apparato giudiziario ha di recente proibito le passeggiate in pubblico con i propri cani (l’islam considera i cani impuri). Questo mese Khamenei si è scagliato contro le donne che non indossano il loro hijab. “Questo sintetizza l’essenza del governo islamico in Iran: dei religiosi settantenni dogmatici che impongono la loro visione obsoleta delle cose a una società giovane e diversificata”, scrive Karim Sadjadpour.https://www.internazionale.it/notizie/2019/02/13/iran-quarant-anni-rivoluzione

Unica arma di difesa è la Saggezza, derivata dall’Arte in tutte le sue forme. La Letteratura della Professoressa Nafisi è tagliente come una spada e lei combatterà fino all’ultima pagina.

Solo attraverso la Letteratura ci si può mettere nei panni di qualcun altro, comprenderlo negli aspetti più reconditi e contraddittorii del suo carattere ed evitare così di emettere condanne troppo severe.Al di fuori della sfera letteraria, di ogni persona si riesce a cogliere soltanto la superficie. Ma se si arriva a capire davvero qualcuno, a conoscerlo, non è facile mandarlo al patibolo…Se avessimo imparato questa lezione, oggi le cose da noi andrebbero molto meglio

leggere Lolita a teheran

Contro la Censura strisciante e minacciosa, che chiude le librerie ed incendia le sale cinematografiche, Nafisi, donna istruita e occidentalizzata, difende la libertà di pensiero mettendo il libro di F.S.Fitzgerald “Il Grande Gatsby”, sul banco degli imputati.

L’Accusa

Gatsby incarna il materialismo estremo, mette a nudo l’immoralità e la decadenza della società americana! Sfasciafamiglie! Peccatore menzognero e traditore. Al Bando!

La Difesa

…La libertà di stile dell’autore è quasi garanzia della sua purezza morale. … Può dirsi morale tuttavia, quando ci scuote dal nostro torpore e ci costringe ad affrontare i valori assoluti in cui diciamo di credere…Gatsby ha colpito nel segno.

Questo, libro condanna le classi più abbienti, come uno qualsiasi dei libri rivoluzionari. Il Sogno che incarnano è un sogno svilito, che distrugge chiunque tenti di avvicinarsi.

L’Imputato

Il Grande Gatsby è uno splendido romanzo che ci insegna ad inseguire i nostri sogni, ma anche a diffidarne, è Democratico, nel senso che riesce a dare voce a tutti i personaggi ed a mostrarci la complessità degli individui. È un Sognatore tragico che crede in un’llusione romantica.

Le nostre impressioni….tra rabbia ed impotenza

Io ripenso a me stessa all’università e alla gioia infinita che ho provato nello studiare. Questa gioia Fede la trasmette con parole piene d’emozione.

Non riesco davvero a capacitarmi di come si possono arrivare a censurare i romanzi perché considerati scandalosi se parlano di una realtà diversa dalla propria. Come se il semplice fatto di non leggere, non dire, non conoscere certe cose salvi l’anima e se invece si conoscono si è dannati a vita.

Interessante e riflessivo il punto di vista di Vittoria.

Il tema dei desideri torna, più forte in questo capitolo. Era già stato accennato nel capitolo su Lolita, avevo già avuto l’impressione che molto di questo libro ruotasse intorno a questo desiderio di rivoluzione andato in frantumi, l’idea di dover essere cauti con quel che si desidera perché coinvolge necessariamente anche gli altri e i loro desideri; nel primo capitolo si chiedeva se sarebbe riuscita a distinguere quel che voleva da ciò che è giusto e la risposta forse è negativa: quel desiderio di rivoluzione per cui era scesa in piazza non era più giusto del desiderio di Gatsby di riportare a sé Daisy, riportare indietro il tempo per ricominciare daccapo perché coinvolgeva inevitabilmente altre persone e i loro desideri.

Quel che più mi turba è come tutte le religioni siano usate come strumento che dà diritto a far tutto ciò che si vuole. Se è in nome di Dio allora è sicuramente giusto. Purtroppo lo sconcerto di Alessia si può constatare aprendo i giornali…

… Sono continue stilettate al cuore. Lei amava Teheran, non vedeva l’ora di tornarci, invece il suo sogno (di rivivere il passato) si sgretola come quello di Gatsby. Ma al tempo stesso l’amore profondo per la Letteratura ci porta oltre tutto questo schifo e ci dona poesia, e ancora una volta, ritrasmette l’amore. Adoro Azar. Valentina

L’idea di combattere per un ideale e realizzare tardi che quel ideale si è trasformato in un incubo  mi ha fatto riflettere parecchio anche alla luce di tanti fatti odierni. Mi sconvolge il pensiero che le migliori intenzioni possano poi trasformarsi così.  “Che dobbiamo farne di tutti i cadaveri di cui siamo responsabili? ” Straziante la  considerazione finale di Azir. La chiosa finale di Monica, commovente e significativa.

Difficile, sconvolgente e travolgente… quello che abbiamo letto non è solo un Capitolo su un libro stampato, non sono voli pindarici su fogli di carta, ma è un Cammino che noi Lettrici, assieme a Nafisi, stiamo affrontando; per capovolgere le nostre certezze ed imparare dai Sogni disattesi.

Il viaggio continua con Nafisi, Henry James ed il gruppo #ateheranconnafisi

Domenica Classico

*****Incontro con Kafka*****

Carissimo padre,

di recente mi hai domandato perchè mai sostengo aver paura di te. Come al solito, non ho saputo risponderti niente, in particolare proprio per la paura che ho di te, in parte perchè questa paura si fonda su una quantità tale di dettagli che parlando non saprei coordinarli neppure passabilmente.

lettera al padre – franz kafka


Scrittore geniale degli inizi Novecento, Franz Kafka scrive di getto, soprattutto di notte nella sua cantina, senza capoversi nè punteggiatura, liberando quelle parole che stridono e strepitano per veder la luce.

tutto il mio corpo mi mette in guardia da ogni parola, ogni parola prima di lasciarsi scrivere da me si guarda in giro da tutte le parti ” scriveva nei suoi Tagebücher – i diari del 1910-1923

Perfezionista a livelli estremi, ama il linguaggio giuridico e scientifico, si muove agevolmente nelle atmosfere flaubertiane, donando loro una nuova valenza Metafisica.

La sua penna è precisa e formale; le parole, scelte con meticolosità, delineano con tratti essenziali personaggi irrequieti, che si muovono in ambienti asettici, intensificando cosi il Pathos letterario.

Come Flaubert, che scrive lettere tormentate alla fidanzata Louise Colet, Kafka affida all’epistolario la parte piu indomita della sua esistenza e tutta la sua Opera letteraria, tra l’altro quasi interamente pubblicata postuma, acquista una particolare tridimensionalità.

Scrive Lettere intime a Felicia Bauer, fidanzata per due volte, mai sposata; con naturalezza confidò a Milena, in diverse Lettere, i suoi più profondi segreti ed infine riversa nella Lettera al padre, rimasta per sempre in un cassetto, tutto il suo disagio, che vedrà nell’insetto della Metamorfosi la sua Catarsi.

Kafka è la sua Storia, la sua Storia è Kafka!

Non si può scindere il Personaggio, l’Uomo dalla sua Storia. In pochi grandi artisti del Novecento si trova un connubio così stretto e così definitivo. Kafka ha patito la delimitazione sociale, dovendo seguire le orme già ben definite dal padre per lui; questa gabbia lo porterà a odiare l’organismo tirannico della famiglia, tema centrale dei suoi scritti.

Incomprensibile mi è stata la tua totale mancanza di sensibilità per il dolore e la vergogna che potevi infliggermi con le tue parole e i tuoi giudizi; era come se non avessi la benchè minima idea del tuo potere.

lettera la padre – Kafka

“Lettera al padre” rappresenta uno dei più importanti documenti umani e letterari della Letteratura tedesca del ‘900, in cui Franz Kafka srotola, con tutto il suo dolore, la sua coscienza filosofica, religiosa e razionale.

Ma il suo Capolavoro rimane per tutta l’umanità La Metamorfosi .

Una mattina Gregor Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso.

la metamorfosi – kafka

La genialità di questo incipit, così assoluto e deterministico, ci apre le porte, ben tre, della stanza dove tutto inizia ed ha una fine.

Rileggendo questo testo con il #megagdl di LeggoQuandoVoglio, forte è stata, in tutti noi, la consapevolezza di non poter più scindere la critica letteraria, con tutte le svariate interpretazioni, dalla pura e semplice lettura di queste splendide Pagine kafkiane.

La vita reale, quella unica e meccanica, che vive Kafka, si riflette amplificata, nella parabola tragica e grottesca dell’insetto Samsa.

Le ferree regole convenzionali che ritmano la vita dell’Autore, trovano in quest’opera tutta la loro tragicomica Vacuità.

Gregor Samsa è l’insetto più minuziosamente umano della Letteratura.

Nota è l’ossessione di Franz Kafka per il suo debole ed impacciato corpo fisico. Si allenava per ore, passeggiava, nuotava, si esponeva seminudo all’aria; solo per domare il suo Guscio Umano.

Il suo corpo gli impediva lo sviluppo intellettuale e spirituale.

L’annientamento sistematico di ogni brandello di forma fisica socialmente accettata, rappresenta per Gregor la Libertà assoluta; più lui perde il ricordo di essere umano, più si amplifica la sua compassione, la sua grande estrema bontà nei confronti dei suoi cari…più i suoi famigliari si ricordano di essere delle bestie mostruose.

Ho provato una pena struggente per Gregor, ho sentito sulla mia pelle le ferite che lui trascurava e forti in pancia , i pugni infami dei famigliari traditori.

Una Lettura necessaria, dovuta, che rimane nelle viscere… per sempre.

Felice di condividere questa Grande Storia con te Lettore!

Ti aspetto per il prossimo appuntamento con #domenicaclassico.


Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi

Nell’autunno del 1995, dopo aver dato le dimissioni dal mio ultimo incarico accademico, decisi di farmi un regalo e realizzare un sogno. Chiesi alle sette migliori studentesse che avevo di venire a casa mia il giovedì mattina per parlare di letteratura.

Azar Nafisi

Entriamo in punta di piedi nel salottino di Azar e sediamoci anche noi sul divano, dove prendono posto le nostre amiche lettrici, vestiamoci di colori e libertà, per assaporare le Pagine che verranno…

Il caso vuole, che per la nostra prima discussione, il gruppo #ateheranconnafisi sia composto proprio di 8 Lettrici!

Vittoria , Valentina,Alessia,Fede,Monica,Rita,Gilda ed Io

Come incantate rimaniamo a guardare queste ragazze, che giorno dopo giorno cominciano a prendere confidenza con la propria identità e ad assaporare timidamente quella piccola oasi di felicità.

La prima immagine che abbiamo di loro e che rimane impressa a tutto il gruppo, è vedere che sotto il Chador hanno un mondo di colori!

La Repubblica islamica ha involgarito i miei gusti in fatto di colori… Ho solo voglia di colori sfacciati, come il fucsia ed il rosso pomodoro. Sono troppo affamata di colori per vederli come un’espressione poetica, da scegliere con cura” queste sono le parole di Manna, la poetessa.

Questo tratto cosi saliente delle donne iraniane, ha fatto riflettere ognuna di noi, in particolar modo ci siamo stupite di aver notato che molte donne islamiche che incontriamo per le nostre strade, vestono con tinte particolarmente forti, per i nostri gusti occidentali, molto più annacquati!

Leggere insieme significa anche condividere le nostre esperienze ed arricchirci cercando di comprendere gli altri.

Assieme a Nafisi e le sue allieve leggeremo i testi che verranno presi in esame durante le sue lezioni.

Il nostro Programma segue queste tappe:

  • il 6 Maggio nella nostra prima riunione virtuale abbiamo letto e discusso il 1° capitolo di “Leggere Lolita a Teheran”. Tutte noi avevamo letto di recente “Lolita” di Vladimir Nabokov e le nostre opinioni sul testo si sono ampiamente arricchite grazie alla lezione di Nafisi.
  • il prossimo 13 Maggio leggeremo parte del Grande Gatsby di Fitzgerald condividendo le varie impressioni.
  • il 20 Maggio finiremo la lettura del Grande Gatsby e tireremo le somme di questo testo.
  • il 27 Maggio leggeremo e discuteremo poi il 2° Capitolo -Gatsby- di “Leggere Lolita a Teheran”
  • il 3 Giugno inizieremo a leggere ” Daisy Miller ” di Henry James
  • il 10 Giugno finiremo e discuteremo ” Daisy Miller ” di James
  • il 17 Giugno ci aspetta il 3°Capitolo – James – di “Leggere Lolita a Teheran” con le varie considerazioni di Nafisi.
  • il 24 Giugno finiremo il libro di Nafisi con la lettura dell’ultimo Capitolo – Austen – e so già che ci lascerà con un grande vuoto…che colmeremo con nuove proposte di lettura..;)

Il tema del Seminario di Azar era il rapporto tra realtà e finzione letteraria.

Inizia la Lezione… e ci troviamo a Nabokovlandia.

Le opere che Azar prende in considerazione hanno una caratteristica in comune: sono tutte storie di oppressi, perseguitati, vittime di Persecutori in grado di annientare la loro identità.

Cincinnatus C. è un condannato a morte, colpevole di «turpitudine gnostica», in Invito a una decapitazione .

Nabokov ci rende spettatori di una tortura annichilente e continuativa, che costringe il Protagonista a ricreare un mondo parallelo, fatto di parole magiche, che aiutano il nostro eroe involontario, a non conformarsi con le regole del Regime totalitario.

Ma la vera eroina che incarna la denuncia dell’essenza stessa di ogni totalitarismo è Lolita.

La potenza verbale, la forza narrativa, la scintillante alterigia di Humbert Humbert, è un inno alla rivolta, all’affermazione della vita contro la sua stessa precarietà!

La perfezione e la bellezza del linguaggio si ribella alla mediocrità e alla squallore di ciò che descrivono.

Azar Nafisi

Torniamo per un istante nel salottino letterario di casa Nafisi, dove sette ragazze iraniane leggono Lolita, libro proibito dal Regime.

La Rivoluzione islamica del 1979 ha sconvolto gli assetti monarchici, dall’impronta occidentale, che aveva il Paese, per instaurare un Regime, poco incline alle concessioni, ispirato dalla legge coranica.

In questa atmosfera repressiva, dominata dal silenzio della paura, dove le donne, obbligate ad indossare il Chador e a camminare per le strade a testa bassa, dove la musica, i film, i libri passano sotto il vaglio di un cieco censore; le nostre studentesse seguono le vicende di Lolita e Cincinnatus, trasposizioni letterari delle loro angosce.

La letteratura diventa per loro una necessità, unica via per assaporare quella felicità a loro negata. Quella felicità che altro non è che Disperazione capovolta,
come la definisce Pietro Citati.

La letteratura trova la sua gioia chissa dove, in zone cosi profonde e segrete, che la realtà non riesce a penetrare.

Pietro Citati in la felicità di nabokov

La lezione su Nabokov di Nafisi è commovente e coinvolgente, inframmezzata dai ricordi spezzati delle ragazze, dalla stima strabordante che Azar ha nei confronti di Nabokov, dal parallelismo naturale che viene a galla, nei silenzi e nei gesti, tra vittime vere e vittime di fantasia.

Il nostro gruppo si è ritrovato coeso nello strazio che le parole di queste ragazze hanno suscitato in noi, increduliti di fronte a tali comportamenti oppressivi, in grado di annullare l’individualità in nome di una cieca ideologia.

Valentina che ha finito il capitolo su Lolita in una sorta di gioiosa malinconia: «Personalmente, mentre leggevo, mi sembrava di leggere un distopico in stile 1984, ma al tempo stesso la consapevolezza che quanto descritto fosse reale, mi ha fatto esclamare ad alta voce quanto tutto questo fosse assurdo ed ingiusto».

La discussione del gruppo ha toccato vari temi portati alla luce da Nafisi, che ci affascinato e coinvolto. Professoressa illuminata ed appassionata, ci ha fatto apprezzare ancora di piu la lettura dei testi di Nabokov e ci ha portato a riflettere sull’equilibrio precario tra realtà e fantasia.

“Azar riesce a dar voce ad alcuni miei pensieri, che non riuscivo a formulare” dice Monica, ” Il lavoro critico che fa è interessantissimo… vorrei una Professoressa cosi!”

” Vivere in un regime totalitarista non deve essere semplice. Le continue contraddizioni di una repressione culturale devono essere talmente ingiuste da creare proprio quegli incubi che ha Azar” afferma Rita

La risposta ad Azar Nafisi, sullo stretto rapporto tra Quotidiano ed Immaginazione, la sintetizza la risposta di Vitto!” …nell’arte non cerchiamo la verità, ma epifanie della verità, ovvero quelle finzioni letterarie che mettono in moto qualcosa in noi che ci sembra famigliare”.

Fede ci ricorda con passione da lettrice ” …ogni lettore quando legge legge se stesso, questo è uno degli aspetti meravigliosi dei libri, riescono ad adattarsi a tutti, indipendentemente dalla razza, dall’età o dal paese di provenienza…”

Infine tutte concordi con Gilda: ” …il livello di coinvolgimento provato in questa parte di Nafisi non lo provavo da un po’”

Sperando di aver dato il giusto Colore alle voci di tutte le Lettrici coinvolte, aspetto con gioia il prossimo appuntamento!

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